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Gli ambienti umidi: gorghi, margi e laghetti

Orazio Caldarella

Oltre ai piccoli corsi d’acqua che solcano e drenano in modo capillare il territorio comunale, l’idrografia superficiale si compone anche di numerosissimi ambienti umidi dulciacquicoli. Si tratta di raccolte d’acqua presenti un po’ ovunque e che mostrano delle sostanziali differenze essendo distinguibili per origine (naturale(Foto 134) o artificiale(Foto 135)), idroperiodo (temporanei(Foto 136) o permanenti(Foto 137)), uso (zootecnico(Foto 138) o agricolo(Foto 139)) ed alimentazione (sorgenti(Foto 140),  falda o ruscellamento superficiale(Foto 141)).

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Il Gorgo Lungo (Vurgu Longu) uno degli ambienti umidi di origine naturale più importanti

della Sicilia occidentale

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Il lago artificiale di Alpe Cucco nasce per scopi forestali all'interno di un contesto a forte naturalità alterando i delicati equilibri idrologici superficiali di quest'area montana

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Sono innumerevoli le pozze temporanee sparse nel territorio al di sotto della volta arborea.

Qui u Vurgu ru Pizzu a Campana

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Il Gorgo del Drago (o Vurgu Tunnu) un altro importantissimo biotopo a carattere permanente

che da circa un decennio ha  ripristinato il suo livello di invaso dopo un prolungato disseccamento

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Il territorio godranese è punteggiato da innumerevoli piccoli fossi creati in prossimità di sorgenti al fine di assicurare l'abbeverata

degli animali al pascolo.

Qui al Chianu i Prani

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Molte raccolte d'acqua ad uso irriguo sono nate nel territorio a cavallo tra gli anni 70 ed 80 del secolo scorso.

(U laghettu ru zu Nardu)

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Una piccola pozza con fondo melmoso lungo il sentiero della

Vaddi o Fonu, originatasi al margine di una piccola sorgente d'acqua

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U Laghettu ru Zu Rusulinu a Valle Maria, un piccolo ambiente artificiale ormai completamente rinaturalizzato da aspetti di vegetazione acquatica

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Nel vernacolo locale questi ambienti vengono indicati con vari termini. Con vurgu(Foto 142) sono identificati, ad esempio, gli ambienti naturali o seminaturali permanenti o dove il ristagno d’acqua si protrae fino alla piena estate. Più ampio è invece il significato attribuito al termine margiu(Foto 143) (molto più spesso detto margiazzu, a riprova della loro scarsa considerazione), con il quale si intendono sia piccoli ristagni d’acqua presso letti di torrenti, depressioni del terreno, sia le aree rese umide dall’affioramento di acque di sorgiva. Ancora, con la parola fossu(Foto 144) si fa riferimento a qualsiasi conca o scavo, anche di piccole dimensioni, praticato manualmente o con mezzi meccanici e finalizzato a garantire punti di abbeverata per il bestiame al pascolo brado. Mentre i laghetti(Foto 145), anch’essi di origine artificiale, sono corpi d’acqua dal perimetro regolare e fondo impermeabile utilizzati prevalentemente per scopi irrigui o zootecnici.

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Nel dialetto locale col termine

Vurgu si identificano gli 

ambienti umidi permanenti 

maggiormente estesi.

Qui il Vurgu Longu

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Il termine Margiu (o Margiazzu)

indica le piccole depressioni del terreno colme di acqua e spesso impenetrabili per via della presenza di vegetazione igrofila.

Qui u Pantanazzu in c.da Biviere

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fossu, (in c.da Cannitello) un tipo scavo praticato su fondo argilloso finalizzato alla raccolta di

acque da utilizzare

per scopi irrigui o zootecnici

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I numerosi laghetti artificiali presenti nel territorio sono caratterizzati da un perimetro regolare ed una profondità maggiore rispetto a quelli naturali.

Qui il laghetto superiore a

Cura i Rizzu

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La molteplicità e la diversità di questi importanti ambienti costituisce un sistema idrico diffuso che è stato sempre sostenuto ed implementato con una certa dedizione dall’uomo che ha mantenuto, e spesso ha anche realizzato ex novo(Foto 146), degli ambienti di raccolta finalizzati a scopi agricoli, zootecnici e forestali. Molti ambienti umidi di origine artificiale a distanza di alcuni decenni dal loro scavo hanno raggiunto un elevato grado di naturalità(Foto 147), in seguito alla progressiva colonizzazione floristica e faunistica. Molti di essi ospitano peculiari aspetti di vegetazione lacustre oltre che entità idrofile di grande interesse biogeografico ed assicurano una fonte di approvigionamento idrico alla fauna stanziale e migratoria.

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I tanti laghetti irrigui distribuiti nel territorio rappresentano un sistema diffuso fondamentale anche al sostentamento delle fauna.

Qui un laghetto in c.da Cannatello

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Col tempo la vegetazione acquatica avvia una progressiva opera di colonizzazione rendendo in certi casi degli splendidi risultati.

Qui un lago al Chiano di Guddemi

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Per il suo valore naturalistico il Gorgo Lungo è

oggetto di studi botanici da circa due secoli

Non a caso molti dei siti presenti in questo territorio comunale sono stati oggetto di studi scientifici fino dai primi decenni del XIX secolo. Infatti, le prime notizie di carattere floristico sugli ambienti umidi dell'area risalgono al 1827 quando il botanico avellinese Giovanni Gussone, in una prima flora sicula, segnalava i due biotopi dulciacquicoli emblematici del territorio di Godrano: Gorgo Lungo(Foto 148) e Gorgo del Drago(Foto 149), quest'ultimo indicato in diverse note con la dicitura “Gurgo del Cotrano”, data la prossimità all’abitato. Lo stesso studioso indicava anche la contrada “Amorosa (oggi Marosa) al sud di Busambra(Foto 150)”, quale località di rinvenimento di numerose entità vegetali legate appunto agli ambienti umidi.

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Spesso nelle opere floristiche dei primi dell'800 il Gorgo del Drago

(o Vurgu Tunnu) veniva citato come Gurgo del Cotrano identificandolo proprio con il paese

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Nei testi floristici di inizio '800

si fa spesso riferimento ad alcuni ambienti umidi situati ad

"Amorosa al sud di Busambra".

Questo potrebbe essere uno di quelli.

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Nel quarto volume (1904-1907) della Flora sicula del botanico palermitano Michele Lojacono-Pojero comparivano altri toponimi come il Gurgo di Gaggioli o Argioli (oggi scomparso) nei pressi dell’area attrezzata dei Suvari e la sorgente dell’Acqua Campanella(Foto 151) in prossimità della contrada Cannitello.

Altre importanti notizie sugli ambienti umidi di questo comprensorio si hanno a partire dagli anni ’80, quando alcuni ricercatori dell’Università di Palermo effettuano delle osservazioni sui laghetti artificiali di Coda di Riccio(Foto 152) – due invasi ad uso irriguo realizzati in c.da Rocca ri Iliciu – proponendo contestualmente dei preziosi transetti della vegetazione lacustre del Gorgo Lungo(Foto 153) e del Gorgo del Drago(Foto 154) effettuati per mano del Prof. Silvano Riggio, Docente di Ecologia presso l’Università degli Studi di Palermo; una schematizzazione rivelatasi molto utile poiché realizzata giusto qualche anno prima del prolungato periodo di prosciugamento di quest’ultimo sito. Infine, un ampio ed interessante studio con relativa cartografia sulla parte di territorio comunale ricadente all’interno della Riserva Naturale Orientata di Bosco Ficuzza è stato pubblicato nel 2004 da Lorenzo Gianguzzi e Antonino La Mantia, che hanno proposto una disamina anche aggiornata sulla vegetazione dello stagno naturale di Gorgo Lungo e degli invasi di Coda di Riccio.

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Il perimetro cementificato della sorgente dell'Acqua Camapanella una delle tante località

godranesi visitate dai grandi

botanici del passato 

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Anche gli ambienti artificiali realizzati nel secolo scorso sono stati a più riprese oggetto di osservazioni e studi naturalistici.

Qui il laghetto inferiore

di c.da Coda di Riccio.

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153. Il Gorgo Tondo

Questi schizzi rappresentano la distribuzione della vegetazione lacustre nei due ambienti umidi simbolo del territorio godranese, per come si presentava circa 40 anni fa.

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154. Il Gorgo Lungo

Sono il risultato di alcune campagne di studio condotte in questi siti verso la fine degli anni '70 e restituisco lo stato dei luoghi a quell'epoca.

(Autore: prof. Silvano Riggio)

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Un vero e proprio censimento di ambienti umidi in tutta l’area pedemontana della Busambra è stato invece realizzato di recente (2014) attraverso una preliminare ricerca cartografica, la successiva visione di immagini satellitari e soprattutto tramite numerose interviste a persone del luogo estremamente competenti del territorio. Lo studio ha complessivamente rivelato la presenza di oltre un centinaio di ambienti umidi di rilevante interesse bioecologico, molti dei quali inediti.

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