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I pascoli, l’allevamento e le produzioni casearie

Orazio Caldarella

 

A diversificare e quindi ad arricchire il mosaico ambientale di questo straordinario territorio, vi sono gli ambienti pascolivi, aree inscindibilmente legate alla principale attività produttiva del territorio, ovvero la zootecnia (Foto 105). La pratica del taglio del bosco che per una pluralità di ragioni ha accompagnato la storia dell’uomo fin dalle epoche più lontane, ha avvantaggiato in molti contesti una flora prativa ideale per il palato degli erbivori domestici. Ciò ha reso nel tempo un paradossale contributo in termini di incremento della biodiversità anche nel territorio godranese, poiché ha favorito l’ingresso di specie erbacee eliofile, assenti nei boschi ad elevata copertura, che mostrano efficaci adattamenti alla prolungata esposizione solare, al calpestio o allo stesso morso degli erbivori e più complessivamente alle continue oscillazioni di alcuni parametri ambientali come la temperatura del suolo, i livelli d'umidità e l'esposizione diretta del terreno agli agenti atmosferici.

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La zootecnia rappresenta la principale attività produttiva del territorio godranese.

Qui alcune vacche di razza Cinisara

nei pressi delle Case di Marosa

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Tra le aree a maggiore vocazione zootecnica spiccano le contrade Canna Masca, Valle Maria(Foto 106), Oliva(Foto 107), Valle Agnese(Foto 108), il cosiddetto Fanuso e ancora il Chianu i Prani(Foto 107) ed Alpe Cucco(Foto 110), i cui pascoli naturali sono essenzialmente dominati da graminacee come la Covetta dei prati (Cynosurus cristatus)(Foto 111) o il Loglio comune (Lolium perenne)(Foto 112) accompagnate da un nutrito contingente di leguminose afferenti ai generi Medicago (Erba medica)(Foto 113), Trifolium (Trifoglio)(Foto 114) e Vicia (Veccia)(Foto 115) che forniscono un cospicuo apporto proteico alla dieta dei bovini qui pascolanti, dal cui latte si realizza il ben noto Caciocavallo godranese(Foto 116)

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Uno stazzo estivo in località

Valle Maria a metà strada tra il centro urbano ed il bosco

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Un aspetto primaverile delle aree pascolive in c.da Oliva

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Vacche al pascolo nei pascoli di Valle Agnese, al margine del bosco

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Il pascolo montano in località

Chianu i Prani rappresenta un'ottima risorsa pabulare fresca disponibile fino alla tarda primavera 

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Ampie superfici pascolive nelle adiacenze delle

Case di Alpe Cucco

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La Covetta dei prati - Cynosurus cristatus 

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Il Loglio comune - Lolium perenne  

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Le erbe mediche (gen. Medicago) sono tra le migliori specie pabulari presenti nei pascoli godranesi (in foto: Medicago polymorfa)

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Tra le specie più appetite dai ruminanti ci sono  quelle del genere Trifolium, ovunque frequenti  ed abbondanti (in foto: Trifolium pratense) 

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Le veccie (genere Vicia) contribuiscono con 

altre leguminose a fornire un apporto proteico  essenzale (in foto: Vicia lutea subsp. vestita) 

I pascoli presenti nelle contrade di Piano della Tramontana (Foto 117), Giardinello, Ramosa (Foto 118), Marosa(Foto 119), Marosella, Guddemi e financo nei pianori sommitali della Busambra(Foto 120) presentano un corteggio floristico, arricchisce di altre essenze gradite al bestiame tra cui anche il Basilisco comune (Cachrys ferulacea)(Foto 121) ed un variegato contingente di graminacee, leguminose e labiate,  capaci di conferire al caciocavallo godranese delle qualità organolettiche ed un sapore che lo rendono un prodotto difficilmente ripetibile altrove.

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Le mani abili dei casari che con sapienza antica curano l'intero processo di lavorazione del Caciocavallo godranese

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Equini al pascolo sulle pendici meridionali di Rocca Busambra al Piano della Tramontana

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Bovini al pascolo in c.da Ramusa

al confine sud-occidentale del territorio godranese

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Ovini alla ricerca di ombra in

c.da Marosa

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Nei mesi più caldi le greggi si spingono fin sulla cima

di Rocca Busambra

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Il Basilisco comune - Cachrys ferulacea

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Un pagghiaru recentemente ristrutturato in contrada Cannitello

Nella logica produttiva del territorio si inseriscono alcuni manufatti che connotano le aree a maggiore vocazione pastorale. Sono numerosissimi, infatti, i resti di pagghiari(Foto 122), marcati, bivaturi e vecchi ruderi (le cosiddette casi) che caratterizzano quelle porzioni di territorio a forte tradizione rurale in cui l’allevamento ovino e bovino sono praticati da tempo immemore. L’intero territorio godranese è punteggiato da antichi caseggiati isolati o da bagli, strutture oggi in parte ridotte in ruderi che una volta costituivano l’epicentro dell’attività pastorale (o agricola) fungendo sia da marcato sia da ricovero di uomini, animali ed attrezzi (Case Duca(Foto 123), C. Marosa, C. Giardinello, C. Pernice, C. Fanuso(Foto 124), C. Craperia, C. Cucco, C. Oliva, C. Valle Maria, C. Portella di Piro(Foto 125), C. Franco(Foto 126), ecc.).

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Il grosso complesso rurale delle

Case del Duca.

In alto a destra la Bivatura ru Baruni

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I ruderi delle Case Fanuso.

Fino agli anni ottanta la struttura

era integra ed in uso al

Sig. Matteo Calì di Godrano (oss. pers.). Comprendeva un piccolo locale stalla ed un piccolo ambiente adibito a molteplici attività

(jazzu, fruttu, malasennu ecc.)

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Le case di Purteda i Piru durante l'esibizione di un presepe vivente di qualche anno fa

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Le Case Franco al Cannitello, una delle decine di antiche costruzioni sparse per il territorio godranese a testimonianza

di un passato in cui prevalevano

le attività di tipo rurale

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Oggi, le case rurali sono state progressivamente sostituite da moderni capannoni in cui la tecnologia ed i nuovi processi di produzione si affiancano ad antichi gesti maturati nel corso dei secoli. Ora come allora, in prossimità delle case o delle moderne stalle sorgono gli immancabili e necessari abbeveratoi che soddisfano il quotidiano fabbisogno idrico degli animali (Bivatura Baruni(Foto 127), B. Marosa, B. Valle Fanuso, B. Craperia, B. Cucco(Foto 128), B. Valle Filacina, B. Puntale Petra Banna, B. Bivierie(Foto 129) e che raccolgono l’acqua proveniente dalle sorgenti sparse un poco ovunque nel territorio.

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Una mandria di vacche Cinisare al pascolo nei pressi della

Bivatura ru Baruni

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Un tramonto innevato ai piedi di Rocca Busambra.

In primo piano una delle Bivature in località Alpe Cucco

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La Bivatura o Vuveri, emblematico punto di abbeverata delle

mandrie godrenesi

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L’estensione delle aree pascolive ha avuto una forte contrazione negli anni immediatamente successivi al secondo dopoguerra quando, per scelte di carattere tecnico-amministrativo, vaste aree di questo comprensorio sono state destinate al rimboschimento. Negli ultimi anni, altri fattori hanno ridimenzionato ulteriormente le superfici a pascolo. Tra tutti, il lento ed inesorabile calo demografico dei piccoli centri rurali che ha avuto come riflesso anche la scomparsa di tante piccole aziende zootecniche e la conseguente riduzione del numero dei capi di bestiame insistenti nell’area. Va anche sottolineato, che nello stesso periodo molti lavoratovi attivi del settore hanno optato per altre tipologie di impiego, preferendo forme di lavoro più certe che escludevano il rischio di impresa.

Accanto a queste motivazioni di carattere socio-economico e demografico, si registrano anche dei fattori di carattere gestionale determinati dall’introduzione di alcuni regimi di interdizione delle attività di pascolo nella zona A della Riserva Naturale di Bosco Ficuzza. Tali circostanze hanno prodotto una progressiva riduzione del numero di capi circolanti e di conseguenza le formazioni erbacee che caratterizzavano il paesaggio prativo del comprensorio godranese hanno lasciato posto all’arbusteto o nei casi più datati anche al bosco, contribuendo dunque ad una potenziale perdita di biodiversità. Tale processo è attualmente ben visibile nelle contrade Alpe Cucco(Foto 130), Cura i Rizzu(Foto 131), Chianu i Prani(Foto 132), Fanuso e Valle Maria(Foto 133).

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Un arbusteto a Rosa canina incombe su un pascolo ormai sottoutilizzato in località Alpe Cucco.

Il ripristino dell'arbusteto che prelude alla formazione di una boscaglia, rappresenta una minaccia per le specie pascolive legate a questi

ambienti aperti

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Un'estesa superficie pascoliva in località Cura i Rizzu non utilizzata al massimo delle sue potenzialità di carico. In conseguenza di ciò avanza la colonizzazione di specie legnose e la perdita di un'importante tessera di paesaggio prativo-pascolivo

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Anche l'area del Chianu i Prani presenta gli effetti della progressiva

contrazione delle attività zootecniche.

A ciò si somma anche il fatto che nelle zone A di Riserva oggi sono interdetti questi usi

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Una piccola radura pascoliva nella zona di Valle Maria circondata dalla coltre boschiva che tende a recuperare spazi oramai resi disponibili dall'abbandono delle attività di pascolo tradizionale

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