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La fauna

Orazio Caldarella

Il mosaico ambientale articolato in estese coltri boschive interrotte da pascoli, affioramenti rocciosi, pareti verticali, vallecole, torrenti ed ambienti umidi offre rifugio ad una molteplicità di forme di vita animale. Anche in questo caso, negli ultimi secoli gli equilibri tra la fauna e l’ecosistema locale hanno subito una forte alterazione per mano dell’uomo, talora con conseguenze anche gravi.

 

Solo nel corso del ‘900 si è registrata la scomparsa di un certo numero di specie che in epoche passate vivevano abitualmente nel territorio. Tra queste il Lupo (Canis lupus) ed il Grifone (Gyps fulvus), due specie oggetto di un vero e proprio accanimento persecutorio poiché percepite con grande preoccupazione dagli allevatori in ordine alla predazione di animali domestici. A differenza del Lupo che si comporta da predatore puro e che quindi costituiva una reale minaccia per le greggi e gli armenti, il Grifone invece è un necrofago che si nutre di carcasse animali e proprio a quest'ultimo venne riservato dunque un immotivato trattamento. Forse oggi, alla luce di una maggiore conoscenza delle strategie alimentari delle specie, questi animali sarebbero stati risparmiati evitando di fatto la scomparsa locale di importanti elementi della catena trofica.

 

Già nel secolo precedente una sorte del tutto simile era toccata ad altri mammiferi di grossa taglia, ma in questi casi la persecuzione era motivata da scopi esclusivamente venatori. È noto a tutti, infatti, quanta passione venisse profusa dai nobili dell’epoca nel praticare la caccia. Chiaramente gli ungulati come il Cinghiale (Sus scrofa)(Foto 164), il Daino (Dama dama)(Foto 165), il Capriolo (Capreolus capreolus) ed il Cervo (Cervus elaphus) rappresentavano le prede più soddisfacenti sia per la mole degli individui sia per la qualità della loro carne, due caratteristiche che condussero queste specie ad un inevitabile declino in tutta la Sicilia. Il Pulpito del Re e la stessa Peschiera al Gorgo del Drago sono dei manufatti risalenti appunto al periodo borbonico che si integrano armoniosamente al contesto territoriale testimoniando quanto fossero importanti per i nobili di quel tempo le attività di caccia e pesca, certamente paragonabili a moderni sport adrenalinici o ad uno svago di lusso che non potevano permettersi in tanti.

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Il Cinghiale (Sus scrofa) specie reintrodotta ed ormai fuori controllo che minaccia indiscriminatamente la vegetazione, la fauna 

e le coltivazioni

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Al danno si è poi aggiunta la beffa! Nel corso degli ultimi decenni, alcune specie estinte sono state reintrodotte a seguito di discutibili azioni di ripopolamento con ceppi alloctoni, ignorando sistematicamente qualsiasi tipo di precauzione per prevenire l’abnorme proliferazione degli animali allo stato selvatico. Deve trattarsi necessariamente di un “miracolo”, dunque, se i Cinghiali o i Daini introdotti, al riparo da qualsiasi forma di predazione naturale, non abbiano ancora letteralmente invaso il bosco. Non è raro, tuttavia, imbattersi in estese superfici letteralmente rivoltate dai cinghiali o osservare giovani fusti di molte specie forestali compromessi dai daini nell’intento di rimuovere energicamente il velluto che riveste i palchi cornei di nuova rigenerazione.

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Il Daino (Dama dama) è un altro esempio di reintroduzione scriteriata   

  

Un’altra problematica riguarda la sempre più frequente segnalazione di episodi di sconfinamento di piccoli gruppi di cinghiali nelle aree agricole limitrofe al bosco, come in contrada Biviere, dove i suidi fanno incetta di primizie, uva e quant’altro sia loro appetito.

 

Una sorte diversa è spettata invece al Gatto selvatico (Felis silvestris; d.= Attu sarbaggiu) anch’esso vittima di bracconaggio fino a qualche anno fa in tante aree della Sicilia, ma che per fortuna adesso gode di una minore pressione a seguito dell’istituzione delle aree protette in tutto il territorio regionale. Tuttavia, la popolazione locale non dovrebbe essere particolarmente nutrita ed in ogni caso gli incontri con questo animale rimangono del tutto episodici anche per via della sua indole alquanto schiva.

 

Le popolazioni locali di altre specie sembrano invece godere di un certo equilibrio. La volpe (Vulpes vulpes; d.= Vurpi), ad esempio, a seguito di una maggiore disponibilità di cibo proveniente dagli scarti alimentari umani, ha sensibilmente incrementato la sua popolazione spingendosi sempre più vicino alle aree abitate o addirittura lasciandosi tentare da timide esperienze di addomesticazione.

 

Più difficile, ma non impossibile, è incontrare qualche esemplare di Lepre (Lepus corsicanus; d.= Lebbru), Coniglio (Oryctolagus cuniculus), Istrice (Hystrix cristata; d.= Porcuspinu) o di Riccio (Erinaceus europaeus; d.= Rizzu) che vivono in prossimità del bosco o negli arbusteti di contatto, non disdegnando quotidiane trasgressioni nelle aree aperte limitrofe. Meno complicato è imbattersi nelle loro feci, nelle tane ed in altri segni del loro passaggio o nei loro resti di pasto. Sono molto più fugaci, invece, le osservazioni di due piccoli carnivori quali la Martora (Martes martes; d.= Martura) e la Donnola (Mustela nivalis; d.= Baddottula), animali agili e sfuggenti che insieme o di quei piccoli roditori criptici per via della ridottissima taglia come l’Arvicola siciliana (Microtus nebrodensis), il Mustiolo (Suncus etruscus), il Quercino (Eliomys quercinus), il Toporagno (Crocidura sicula)(Foto 164) ed il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus). Quest’ultimi rappresentando un elemento ricorrente nella dieta dei rapaci che popolano il fitto del bosco, la parete di Rocca Busambra e degli altri spuntoni rocciosi disseminati nell’area come testimonia il contenuto delle borre lasciate ai piedi dei loro siti di nidificazione.

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Il Toporagno (Crocidura sicula)

un piccolo roditore che vive in ambienti aperti e boscaglie

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Una prima disamina tra gli uccelli predatori presenti in questo territorio può essere fatta in funzione del loro periodo di attività. Tra i rapaci notturni, accomunati da alcune caratteristiche quali la testa rotundiforme e gli occhi collocati in posizione frontale, si riesce spesso a scorgere solo il Barbagianni (Tyto alba), che vivendo nei pressi dell'abitato o nei vecchi ruderi di campagna, può essere sorpreso nel corso delle sue battute di caccia dalle luci delle automobili in transito o dall’illuminazione urbana e periurbana. In aree di aperta campagna o al di sotto della volta boschiva la visibilità si riduce sensibilmente e molti di questi animali risultano invece distinguibili solo attraverso i loro caratteristici versi. Tra questi l’Allocco (Strix aluco), l’Assiolo (Otus scopus), la Civetta (Athene noctua; d.= Cucca) ed il Gufo comune (Otus scops).

Un classico delle osservazioni dei birdwatcher riguarda il volo dei rapaci diurni come l’Aquila reale (Aquila chrysaetos), il Gheppio (Falco tinnunculus; d.= Crastaredda), la Poiana (Buteo buteo; d.= Meula), specie stanziali che qui nidificano e si riproducono abitualmente, collocandosi al vertice della catena alimentare, almeno per quanto riguarda l’avifauna. Non è raro imbattersi nel tipico volo di questi animali che si alzano in quota sfruttando le correnti ascensionali per poi planare agevolmente alla ricerca di prede, soprattutto al di sopra di aree aperte di prateria, nei seminativi o nell’arbusteto rado. A differenza di loro, lo Sparviere (Accipiter nisus; d.= Spruveri), preferisce vivere e cacciare al di sotto della volta boschiva, e per far ciò è munito di ali più corte che gli consentono maggiore stabilità e controllo nella gestione del volo rapido tra i rami ed i fusti degli alberi.

Proprio nel caso degli uccelli l’elenco potrebbe allungarsi di parecchio. Basti pensare alle decine di specie di Passeriformi ed Ansiformi(Foto 167) che vivono stanzialmente in questo territorio o che annualmente lo attraversano nel corso delle migrazioni. Ma per non divagare molto tra specie di maggiore o di minore importanza occorre sottolineare, che il territorio godranese, per le sue particolari caratteristiche ambientali, ospita anche tre specie alquanto differenti tra loro ma che per la loro rarità e vulnerabilità rappresentano certamente uno spunto di grande interesse ambientale. Si tratta del Capovaccaio (Neophron percnopterus), del Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) e della Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris). Animali che vivono in coincidenza della parte più integra del territorio avvalorando ancora di più la tesi che lontano dai disturbi di natura antropica la fauna più sensibile ha la possibilità di vivere e riprodursi con una certa regolarità.

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Il Germano reale

(Anas platyrhynchos) un anatide che si riproduce stabilmente in parecchi siti del territorio godranese

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Il panorama delle presenze faunistiche si amplia ulteriormente prendendo in considerazione gli anfibi ed i rettili. Nel primo caso, avvicinandoci agli ambienti acquatici la fauna anfibia tende a rappresentare una componente stabile soprattutto negli specchi d’acqua dove si mantiene un certo livello di invaso o di umidità per larga parte dell’anno. I laghetti artificiali di Alpe Cucco, di Coda di Riccio, del Piano di Guddemi così come il Gorgo Lungo ed il Gorgo del Drago e tanti altri piccoli biotopi dulciacquicoli sparsi per le campagne nei dintorni del paese nelle contrade Cannitello, Biviere, Monticchio, Canna Masca, Carciminia, sono l'habitat primario o i siti di riproduzione del Rospo comune (Bufo bufo; d.= Buffa), del Discoglosso dipinto (Discoglossus pictus)(Foto 168), della Raganella italiana (Hyla intermedia)(Foto 169) e della Rana verde (Pelophylax sp.; d.= Giurana)(Foto 170), quest’ultima caratterizzata da una notevole variabilità intraspecifica.

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Il Discoglosso (Discoglossus pictus)

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La Raganella (Hyla intermedia)

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La Rana verde (Pelophylax sp.)

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Un gruppo di tartarughe palustri

indugiano al sole per termoregolarsi

(Emys trinacris)

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La Lucertola di Wagler 

(Podarcis wagleriana - Serpa

Il territorio godranese ospita quasi tutte le specie siciliane di rettili. Questi a differenza degli anfibi vivono in habitat  diversi e di conseguenza occupano differenti nicchie ecologiche. Infatti, nel comprensorio vivono: sia la Testuggine di Hermann (Testudo hermanni) legata ad ambienti boschivi o di arbusteto, sia la Testuggine palustre siciliana (Emys trinacris)(Foto 171) in ambienti umidi come gli stagni; il Geco comune (Tarentola mauritanica; d.= Manciacasali), e il Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus); vari Lacertidi come il Ramarro (Lacerta bilineata; d.= Girpianu), la Lucertola campestre (Podarcis siculus; d.= Serpa) e la Lucertola di Wagler (Podarcis wagleriana; d.= Serpa)(Foto 172); entrambi gli Scincidi, ovvero il Gongilo (Chalcides ocellatus; d.= Tiru) e la Luscengola (Chalcides chalcides); i Colubridi come il Biacco maggiore (Hierophis carbonarius; d.= Serpa nivura)(Foto 173), la Natrice dal collare (Natrix helvetica; d.= Culofia), il Colubro liscio (Coronella austriaca; d.= Visina)(Foto 174), il Saettone occhirossi (Zamenis lineatus; d.= ‘mpasturavacchi); la Vipera comune (Vipera aspis)(Foto 175), unica rappresentante siciliana dei Viperidi.

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I maschi rivali di

Biacco maggiore

(Hierophis carbonarius) scelgono le aree aperte come arene di lotta

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Un esemplare di Colubro liscio (Coronilla austriaca) in

atteggiamento di difesa

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Fin qui la fauna a vertebrati. Più complessa e diversa è la componente ad invertebrati, il gruppo animale numericamente dominante in natura, che fornisce anche nel territorio godranese un peso consistente in termini di biodiversità. Fanno parte di questa vastissima schiera gli insetti(Foto 176), gli aracnidi(Foto 177), i miriapodi, i crostacei, i molluschi e gli anellidi a loro volta rappresentati da migliaia di specie che occupano nicchie ecologiche ben determinate, mostrando talora adattamenti e strategie straordinari. È pertanto, possibile osservarli in volo tra i fiori, brucare le foglie, strisciare tra i sassi, sforacchiare i tronchi secchi, scavare tunnel nel terreno, perfino pascolare sott’acqua. Assolvono a funzioni essenziali per l’ecosistema come ad esempio l’impollinazione, la decomposizione della lettiera ed il rimescolamento del suolo, e sono alla base della dieta di molti vertebrati terrestri ed acquatici, costituendo così una risorsa fondamentale per la catena alimentare. 

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Una Vipera aspis mimetizzata nella lettiera 

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Libelloides coccajus, un neurottero che

predilige ambienti poco distrurbati di prateria 

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L'Argiope lobata un aracnide dal particolare 

e caratteristico addome 

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